COLTIVATORE DI FUNGHI?

L'eremita del deserto ha nel suo percorso segni inconfondibili e ben visibili anche all'ottica umana; ma l'eremita di città non deve seguire quest'ottica dei segni evidenti, perchè sarebbe trascinato e ottenebrato proprio da quei segni nel suo percorso e rovinerebbe così la sua missione e la sua stessa identità. I segni della città confondono e creano caos, mentre quelli del deserto sono essenziali e formativi al primo achito. Per questo occorre nella città lasciarsi guidare dai segni non convenzionali e avere uno sguardo discernente e discriminante, proprio come se l'eremita fosse un cercatore di funghi, da invidiare sotto il manto dell'erba e del muschio. Uno sguardo da esperto, appassionato e considerando questi segni come segni di amore. Sì, proprio dalla città caotica, sotto il manto superficiale e caotico, stanno nascosti in attesa di essere colti segni non convenzionali e non assimilabili alla mentalità della città stessa, e che proiettano l'eremita nell'oltre, nella dimensione dell'al di là, e aiutano la città ad assumere questa nuova dimensione, che potremmo definire come il vero e unico progresso umano. Ecco perchè l'eremita vive nella città con amore, con passione e devozione: non solo perchè questa è la sua missione, ma anche perchè la città è la sua amante, quella che le è stata destinata per vivere appieno la sua missione, trascendendo poi da essa verso il vero amore universale ed eterno, là dove la città e il suo eremita hanno il loro stesso ed eterno destino.

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