RINUNCE E SCELTE

L'eremita di città non deve confondere la sua rinuncia e le sue scelte di privazione a tal punto da ridursi ad essere identico all'eremita del deserto in questi aspetti. Se nel deserto val la pena rinunciare a tutto o quasi, e a scegliere di arrivare al nulla di fatto, per la città l'eremitaggio ha una connotazione diversa. Il punto è abbastanza delicato e va affrontato dall'eremita con la propria coscienza e rispettando nelle scelte e nelle rinunce la propria capacità acquisita durante la sua esperienza in atto e la propria coscienza alla luce del mistero dell'eremitaggio stesso. La città inoltre, bisogna considerare, non è affatto un luogo negativo dal quale fuggire e abbandonare ogni cosa in essa. Alcune cose e persone, alcune situazioni si confanno con la crescita dell'eremita della città. Ad esempio, un uso corretto e responsabile dei mezzi di comunicazione quali il quotidiano, la televisione, il computer e l'incontro con gruppi di ricerca e di cultura che valorizzano l'umanità della città non vanno assolutamente disdegnate, e se assunte in sintonia con il percorso eremitico non rovinano affatto, anzi rafforzano l'energia del cammino di una solitudine illuminata proprio da questi mezzi del progresso. Se da un lato essi, come già rimarcammo, sono una forte tentazione a recedere, dall'altra possono costituire anche una grande possibilità a procedere. Rinunce e scelte totali, se nel deserto appaiono chiare, nella città rimangono tali anche con questi accessori e situazioni, perchè non si tratta di cose o persone da avere o lasciare, ma di una mentalità, quella dell'eremitaggio, con cui anche alcune di queste cose e persone hanno senso, diritto e dovere a che fare. La scelta e la rinuncia di esse inoltre accrescerà il dono del discernimento che la città regala in questo modo all'eremita e ai suoi cittadini.

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