DIVIETO DI SOSTA?

L'eremita di città se è vero che non deve lasciarsi trascinare dal tram tram della stessa, ha anche il dovere e la missione di fermarsi, sostare e non aver timore di perdere tempo quando incontra occasioni per crescere nella propria esperienza e nell'umanità per sè e per gli altri. Questa sosta richiede una certa esperienza, che avviene con l'esercizio continuo di uno sguardo prudente, lungimirante e attento ai comportamenti incontrati da altri o da situazioni che gli vengano proposte o che gli capitano di fronte. Richiede anche prontezza nel valutare l'occasione, al fine di non perdersi nei meandri di discussioni inutili e dannose, che spesso sfociano in pettegolezzi o in superficiale allegria, cose non adatte all'eremitaggio. La sosta potremmo definirla come un bar spirituale e umanizzante, che magari si collega anche al fermarsi in un locale di questo tipo. L'eremita di città non deve temere nè bar, nè negozi nè mercati, nè situazioni di ritrovo; ma la sua priorità non sia mai il sostare, ma il passare, anzi l'oltrepassare in tutte queste realtà. Solo così manterrà integra la sua missione, la sua identità, la sua libertà, e aiuterà gli altri e la città a vivere questi valori. Più che avere paura di un divieto di sosta, l'eremita deve imparare a vivere il diritto e il dovere di sosta, per sè e per gli altri. Una sosta che quindi accrescerà il senso dei diritti e dei doveri dell'eremita e della intera città.

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