L'eremita nella città non si deve affatto presentare con la serietà che spesso contraddistinguono le persone spirituali. No. Lui deve atteggiarsi nel suo passaggio come un turista, uno di passaggio che vede le cose e le persone come se mai le avesse viste, che si sa sorprendere e che sa apprendere come fosse la prima volta, anche le cose le conosce già. L'atteggiamento dell'eremita non è affatto quello della superiorità e della serietà, ma quello della serenità e dell'accoglienza: delle cose, delle persone, delle situazioni che la città gli offrirà di volta in volta. Guai se si fermasse e si stabilisse in una particolare situazione, anche la più bella! Come l'eremita del deserto, lui deve essere un nomade, un pellegrino, un turista appunto, in questo caso. Solo così darà occasioni e sarà occasione di serenità per sè e per tutti. E non deve stancarsi mai, come turista, di fare il tour quotidiano nella sua città, come a dire: son già stato, son già passato di qua. No. Deve ripetere con lo spirito del turista il suo giro, il suo tour, per rivedere, riprogrammare, sorprendersi e sorprendere, ricevere e dare novità, lasciarsi forgiare dalla città, che nel suo spirito originale, se affrontato con la mentalità del nulla, darà a se stessa e all'eremita un'energia nuova e rinnovante per il progresso umano e umanizzante di ogni cosa.
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