STARE IN AGIO NEL DISAGIO

L'eremita di città, percorrendola, potrebbe trovarsi a disagio quando incontrando qualcuno con cui dialogare o trovandosi in qualche incontro su argomenti vari, si sentisse escluso per il suo stile del discorrere con altri. Qualche volta argomenti lontani da lui, o superficiali, o trattati con la mentalità della città, o addirittura contrari alla sua etica, potrebbero anche scoraggiarlo. No. L'eremita di città deve stare lì, nel discorrere altrui, sentendosi non solo a suo agio, pur non condividendo il modo di dire o gli argomenti, ma anche avendo coscienza sempre più dell'urgenza del suo compito, che è anzitutto mettere umanità e umanizzazione anche nelle realtà le più disgustose, lontane o contrarie. Ma a volte anche in quelle vicine al suo modo di sentire potrebbe sentirsi escluso e messo un po' in disparte, in quanto gli argomenti sono trattati con stile aureo e con parole vuote e spumeggianti ma senza concretezza di fatto. Anche qui, il compito dell'eremita, senza mai sentirsi a disagio, ma richiamato con urgenza a porre il suo tocco semplice ma efficace, diventa quello di concretizzare in modo naturale, semplice e umano quei discorsi troppo spirituali e lontani dalla città. Mettere a suo agio la città, questo è il suo compito, nei suoi confronti. Mettere se stesso sempre più a suo agio nella città, senza mai rinunciare ad essere quello che è: eremita. 

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