NON VORREI NESSUNO MA QUALCUNO MI VUOLE

L'eremita di città, a un certo punto, potrebbe giungere alla stessa situazione dell'eremita del deserto: quella di isolarsi da tutti e di non volere avere a che fare con nessuno, ritenendo che la città offre incontri a bizzeffe, ma sono tutti superficiali, passeggeri e poco validi per la crescita dell'eremita e della città. Invece, per l'eremita di città, occorre ricordare che se è vero che la città da una parte offre incontri di poco valore e tendenti alla superficialità, dall'altra richiede all'eremita proprio in quanto presente nella città di accogliere non chi lui vuole o cerca, ma chi gli chiede un incontro, considerandolo un inviato dalla città come segno, stimolo e richiamo all'eremita per accrescere se stesso e il progresso umano della città. Dopo tanti incontri in città, dove l'eremita passa e si imbatte in migliaia di persone e situazioni, la tentazione di non voler vedere nessuno si fa sempre più forte e impellente, ma lui deve ricordare a se stesso che non sta in un deserto dove non c'è altri all'infuori di se stesso, ma in una città, dove qualcuno vuole uscire dal solito tram tram e crescere in umanità. Per questo, se da un lato lui svalorizza migliaia di incontri per la crescita di sè e della città, dall'altro è chiamato ad accogliere chi da lui si fa sentire con un richiamo specifico e oltre la banalità. Lo sguardo attento dell'eremita deve saper cogliere non più chi lui vuole, ma chi la città - la sua maestra di eremitaggio - gli invia per essere incontrato, aiutato, ascoltato e umanizzato al meglio.

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