UOMINI SOLI

L'eremita di città vede in essa degli uomini famosi, dei superuomini della città, ma vede anche la loro solitudine. Sono uomini soli, lasciati da tutti, anche se vivono in mezzo alla massa umana della città. Persone speciali, ma proprio per questo isolate da tutti, che non ne possono (o non ne vogliono) condividere il sistema di vita. Ebbene, proprio da qui la considerazione di questa solitudine negativa fa fare all'eremita la sua riflessione di vita, per il suo percorso. Lui è chiamato a essere uno degli uomini soli, sì, proprio anche lui. Ma la sua solitudine, questa volta, non è affatto negativa, tutt'altro! E' estremamente positiva e rinnovante per se stesso e per la sua città. Lui infatti fa parte degli uomini "soli": che fanno da sole, con la loro solitudine illuminata e illuminante, a tutti e al mondo della città. Imparare a essere soli è un esercizio che l'eremita dapprima vive con fatica, in quanto staccarsi dal solito tram tram della vita della città e delle sue relazioni dispiace e pare una perdita... Ma dopo un po', ecco che appaiono i risultati: l'eremita brilla e fa brillare la sua solitudine illuminata e illuminante come richiamo di saggezza, di umanità e di risveglio di se stesso e della città. La solitudine in perdita si trasforma in solitudine in crescita, da solitudine isolante a solitudine aggregante; da solitudine tenebrosa, a solitudine luminosa; da solitudine perdente, a solitudine vincente. Essere soli può essere una sconfitta di vita, oppure una scelta dell'eremita, che fa riprendere alla città e a se stesso saggezza, luce, serenità, gioia, e vita! 

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