VAGAR SENZA META

Se il vagar senza meta appare essere prerogativa dell'eremita del deserto, in effetti si riversa in modo positivo e propositivo anche per l'eremita della città. Vagare senza meta può apparire, e forse lo è, di primo acchito, come perdita di tempo e di occasioni, ma se ci facciamo meglio caso, questo atteggiamento è indice di libertà, di gratuità, di sorpresa e di non condizionamento. Vagar senza meta è in città affidarsi al destino e al caso, che ti fanno incontrare, ora qua, ora là, ogni tipo di diversità, stimolando l'eremita ad aggiornare la propria situazione e predisponendolo ad ogni tipo di relazione. Vagare senza meta è non calcolare, non attendersi cose già stabilite e predisposte, è affidarsi a una provvidenza della vita mai conosciuta e sempre più misteriosa, ma anche appetitosa nella sua ricerca. La meta, in effetti, se da un lato la raggiungi, in tanti casi, in questo invece diventa sempre nuova, si riparte da zero, si resetta il cammino, si lascia all'altro o all'altra situazione che è poi la vita a decidere, a proporsi per te. L'eremita si allena a vedersi rinnovare nelle mete che cambiano, e che lo cambiano in meglio. Imparare a perder tempo a vagare nella città, per l'eremita e per la città diventa una scuola egregia di gratuità, un dono continuo che il tempo che è dato gratis richiama nel vagare di un eremita alla ricerca della città, e della città alla ricerca del suo eremita.

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