NON SOLO PAROLE

In mezzo a tutto il chiacchiericcio della città, l'eremita è invece chiamato a non utilizzare come fanno tutti attorno a lui le parole innanzitutto, ma a entrare nel vivo della situazione con altri strumenti. Possono essere segni, la sua sola presenza, lo sguardo, l'ascolto. Sono le dimensioni che l'eremita della città prende a prestito dall'eremita del deserto, immettendo con questi strumenti insoliti la novità e il rinnovamento di se stesso nel cammino del suo essere in città, e il progresso della città in simbiosi con il progredire dell'eremita stesso. Non solo parole, ma sguardi che mancano in una città dove gli occhi si evitano tra le persone, magari sempre più ammirando gli animali, ad esempio i cani condotti a passeggio. Oppure ammirando la natura negli spazi verdi dei parchi, sempre più presenti, dimenticando la naturalità e la naturalezza degli atteggiamenti. L'eremita è chiamato ad attraversare la città in queste nuove e rinnovanti modalità, che ridonano energia a tutto e a tutti. Porsi come segno è un altro degli atteggiamenti che l'eremita in città può vivere, offrendo con il suo portamento e comportamento uno stile di vita sobrio, naturale, sincero e accogliente, in una città che sempre più tende a schivare e evitare l'incontro come possibile trappola di disumanità. L'ascolto, infine, può essere un altro atteggiamento, dove più che le parole da ascoltare l'eremita dona il suo tempo nell'ascoltare i bisogni e le situazioni attorno a lui, riscoprendo così il tempo della grazia, della gratuità, il gratis che nella città consumista pare non abbia più senso. Non solo parole, ma fatti, quindi. 

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