A CACCIA DEL NULLA

In una città dove c'è praticamente di tutto, l'eremita ha il compito di cercare il nulla nascosto tra le pieghe delle apparenze e delle appariscenze, tra le luci e gli sfarfallii che lo nascondono agli occhi di tutti. Il nulla va estrapolato, rivisitato e reintrodotto nella situazione in modo che animi con lo stile della gratuità e della purezza originale ogni situazione. Per questo occorre che l'eremita della città sia sempre consono al nulla, cercando di togliere da sè tutto ciò che gli impedisce di avere questa sintonia e questo sguardo penetrante non filtrato dagli interessi di passaggio. Un nulla stabile, puro, integro e imperturbabile, equilibrato in una sorta di piumaggio che ondeggia delicatamente sull'atmosfera cupa della mentalità della città. Ma per far questo l'eremita deve togliere da sè il più possibile ciò che non si addice a questa vitale nullità, imparando a distinguere il niente di fatto, destinato a rimanere tale e quale, dal nulla che dà vita e energia benefica al vivere della città, umanizzandone gli aspetti anche i più impensati e reconditi. In tal senso potremmo paragonare l'azione dell'eremita a un esercizio di caccia, sostenuto dalla pazienza, dall'attesa, dall'ascolto e dallo sguardo lungimirante. L'obiettivo è il nulla, che una volta colpito, si apre a grappolo emanando luce, brillantezza, sapore e saggezza, sorpresa e umanità per l'eremita e per la serenità di tutta la città. 

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