SBATTERE LE MANI

All'eremita della città tutto è sempre dato, ma niente è mai concesso. Nel senso che egli deve essere in grado di vivere in tutte le situazioni che avvengono in città, senza mai concedersi ad esse, fossero anche il meglio e l'ottimo per lui. Niente deve attaccarsi a lui, e lui non deve attaccarsi a niente, pur vivendo in tante cose, e in tutto ciò che gli passa accanto e tra le mani. Ma queste sue mani devono restare non solo pulite, ma soprattutto libere...anzi, libranti come fossero ali, per renderlo agile, leggero e libero nella pesantezza della grande città. Lui deve sbattere sempre le mani, per scrollare da esse qualunque cosa, qualsiasi situazione, ogni tipo di passione e di sensazione, ogni genere di affetto e di effetto. Sbattere le sue mani per essere in grado di volare sopra la città e custodirla, e individuarne le possibilità e i limiti, per evidenziare le emergenze e raggiungerle, per aiutare la città e chi vi abita a librarsi oltre i confini della stessa, e ad andare oltre, più avanti e più in alto. Sbattere le mani per essere libero e liberatore, per suscitare liberazione, per liberare tutto ciò che la città vorrebbe ogni giorno avere tra le mani, e possedere, e avere, e godere in se stessa. Sbattere le mani come ali per fornire l'energia adatta a superare la stasi della manualità fattasi idolo, della materialità fattasi peso, del consumismo fattosi dio. Sbattere la mani gratis, per amore e per avere in dono solo e sempre più la gioia di essere eremita della città e per augurarsi che la città possa avere una coscienza sempre in sintonia con ciò che l'eremita sta additando sbattendo le proprie mani. 

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