EREMITA CALAMITA E NON IN USCITA

La tentazione dell'eremita è quella di uscire da una situazione, ad esempio dalla città, per andare a vivere nel deserto, o in campagna, o sulla montagna,... Ma queste uscite da sè non fanno altro che svuotare il sè, e non accrescere affatto l'identità e la vocazione al romitaggio, anzi svalorizzandolo, mascherandolo, addolcendolo e fornendolo di tanti e tanti artifici che fanno essere anche il luogo più ameno covo del caos estremo. La preoccupazione di portare il messaggio e di esprimere a volte prevale a tal punto che, incontrando qualcuno che sta facendo questo tipo di esperienza eremitica, il vero eremita si rivela non quello che esprime e parla e racconta a iosa la sua esperienza, ma l'altro, quello che casualmente o di passaggio lo ascolta con pazienza e - diciamolo pure - con una certa sopportazione e delusione. L'eremita in uscita, in questo caso, si sta svuotando di sè, scaricando sull'altro quello che certamente non ha realizzato. L'eremita di città attrae, attende, calamita, paziente, non è insofferente, non ha fretta, non accetta subito nè subito ascolta: prima vaglia. Perchè la città gli riversa addosso tante e tante di quelle cose, che dovrebbero soffocarlo, se lui cerca di uscirne, come fosse da una palude. Invece, lui fa da filtro, fa passare in sè e da sè tutto quello che la città gli invia, trasformando così anche la città in una calamita di energia eremitica.

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