PULSANTE

La città è strapiena di cose e situazioni le più svariate e colorite, ma hanno un gran difetto: sono fredde, senza quel tocco sanguigno e vivo che contraddistingue le cose più antiche e nello stesso tempo le più moderne. L'illusione del luccichio e del brillare dei brillanti in tutti i sensi, che siano oggetti o personaggi, fanno della città un covo lugubre e freddo, una grotta in balia di pipistrelli, anche se, apparentemente, tutto sembra procedere al meglio, al massimo, a gonfie vele. Ecco a questo punto entrare in scena l'eremita, con un grande compito: quello di far pulsare tutte le cose o le persone che incontra, dando un tocco, facendosi proprio pulsante, accendendo il cuore delle realtà della città. Non è questione certo di quantità, di dare qualcosa in più, anzi, è semmai più urgente il togliere; è invece il tocco della qualità che l'eremita è chiamato a far pulsare come animo, spirito, senso e valore ad ogni realtà della città. L'eremita pulsante non solo accende, ma anche spegne, proprio a mo' di pulsante, ogni cosa, proprio per evidenziare di cosa la città sia priva, e quindi fredda e buia, e poi accende, per mostrare alla città quell'atmosfera che le necessita per procedere al meglio, all'ottimo, al bene di ognuno e di tutti. L'eremita è il cuore della città, e proprio come il cuore si fa sistole: si contrae e si fa piccolo e umile; e poi, come la diastole, si dilata: si apre a tutto e a tutti, in un'apertura di orizzonte, invitando anche la città a pulsare, ad essere come il cuore per questa nostra fredda umanità.

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