IN BALIA DEGLI ABISSI

L'eremita in città ha a che fare con rapporti umani che lo provocano per creare più umanità ed evitare la disumanizzazione della socialità quotidiana. Nella città si creano sempre più abissi tra persone e situazioni, tra generazioni e situazioni, e l'eremita è invitato a ricreare legami, a ridurre gli abissi, attraverso la sua opera di comunione e di relazione. Una attenzione a evitare le separazioni e dare occasioni per unire ciò che la città isola e separa. L'eremita deve avere attenzione al suo percorso, in quanto sul suo cammino può riscontrare crepe e fratture che lo farebbero cadere nell'abisso della situazione. Sprofondare è facile, e seguendo la logica della città, è anche bello. Ma è illusione, droga e palliativo, mentre la realtà fa allontanare sempre più il povero dal ricco, in ogni settore, anche in quello religioso, in quanto buono e cattivo, in una distinzione creata ad hoc dalla città, mentre nella natura umana sarebbe utile recuperare la comunione, la condivisione e la compassione. L'eremita in città riavvicina la frattura abissale attraverso la coscienza della povertà e anche della ricchezza alla luce non di se stessi, ma della vita come dono e richiamo alla scelta, nel presente, pro o contro se stessi, e quindi all'altro e alla città. Quello che l'eremita richiama è che ognuno, in base alla scelta della coscienza di quello che è, può generare o sanare abissi e fratture, a scapito o a salvezza di ognuno e della città.

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